Racconto di una corsa di mezza estate

Racconto di una corsa di mezza estate

Voi pensate che gli amici di Associazione Puzzle, quando sono in vacanza, si dimenticano di noi? Ebbene no! Denis Baretta e Lino Dario hanno portato alti (non solo simbolicamente, ma anche fisicamente!) i colori della nostra Associazione, correndo con le magliette con il nostro logo durante la Transcivetta 2016, una corsa in montagna con un dislivello di 1950 metri, che si corre in coppia su un percorso di più di 20 km ai piedi del Monte Civetta. Denis ci ha raccontato com’è andata questa avventura e leggendolo, riga dopo riga, sentiremo la fatica e la gioia del traguardo raggiunto, insieme ad un amico. Grazie ai nostri corridori Associazione Puzzle vola sempre più in alto! Buona lettura!

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GARA TRANSCIVETTA 005Blu, soltanto blu oltre le creste che ci sovrastano. Una giornata così neanche nelle migliori previsioni. Domenica 17  luglio 2016, alle ore 9 in punto è previsto lo sparo che darà il via alla trentaseiesima edizione della Transcivetta, la corsa in montagna a coppie più famosa del Veneto: 23,5 chilometri da Listolade (705 m.s.l.m) ai Piani di Pezzè ( 1460 m .s.l.m.), 1.950 metri di dislivello in salita ai piedi del Monte Civetta, patrimonio mondiale dell’umanità Unesco. Una gara molto particolare dove a condividere il numero di pettorale si è in due proprio per aiutarsi a vicenda.

Passo a prendere Lino alle 7.30. Pochi i km da percorrere in auto per arrivare a Listolade. Tra un po’ ci siamo. I pensieri affollano la mente, anche se cerchi di non farci caso. Arriviamo. Manca ancora più di un’ora alla partenza, un’eternità. Controlliamo le ultime cose: zainetto con borraccia, integratori, bastoncini. Fa freddo…o forse è la paura. Ci avviamo alla partenza insieme agli altri runner che cominciano ad arrivare. Sotto l’arco dello start lo speaker e la musica ci aiutano a non pensare, e quella voce che continua a ripetere “Godetevela questa gara, non pensate al tempo!”.

GARA TRANSCIVETTA 001Foto di rito e poi tutti ammucchiati in attesa dello sparo. Colori, odori, muscoli, tutti incollati uno all’altro.

3…2….1….VIA!!!

Il serpentone è partito in salita, solcando leggero i primi chilometri di asfalto lungo la Val Corpassa passando prima al Rifugio Capanna Trieste ( 1150 m .s.l.m.) e già qui beviamo qualcosa. Abbiamo percorso solo 3,5km in 37 minuti.

Siamo solo all’inizio e sai già, intuisci già, che sarà dura, durissima. Dopo qualche centinaio di metri l’asfalto ci lascia. Cominciamo con lo sterrato, ma ancora lo sguardo non riesce ad arrivare lontano. Un altro km e guardiamo in alto, e riusciamo a scorgere la testa della gara: sono piccoli, e sono in alto e puntano al Rifugio Mario Vazzoler ( 1711 m .s.l.m.). Il pensiero è uno solo: ma ce la faremo? Lino, ce la faremo? La salita si fa sempre più impegnativa. Ad aiutarci i bastoncini e la volontà di farcela. Correre: ma chi ha mai parlato di correre? A malapena riesco a mantenere una camminata convincente. Lino mi sta quasi sempre davanti e non appena lo raggiungo lui si allontana nuovamente. E’ un valido compagno e quando si accorge che sto rimanendo indietro oltre una trentina di metri prende fiato e mi aspetta.

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In 1 ora e 30 minuti raggiungiamo anche noi il rifugio Vazzoler. Giusto il tempo di un paio di bicchieri di integratore, una mezza banana e si riparte. Un leggero saliscendi in mezzo al bosco ci rinfranca. Ecco, il sentiero si restringe: da qui impossibile sorpassare, ma non ne avrei comunque la forza. Però odio far da tappo, quindi cerco di mantenere un’andatura buona e costante.

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A questo punto la meta è il Rifugio Tissi (2281 m .s.l.m.). Raggiungerlo è impresa titanica, come quella di scalare un muro che in un tratto è pure attrezzato con una corda di acciaio. Paura e coraggio sono le parole che rimbalzano nella mente di chi affronta questa parete. Salendo, le scarpe di chi precede ti arrivano al volto; scendendo, la sua testa è un metro sotto di te. E non sai se serve più coraggio per buttarsi nel vuoto o hai più paura a guardare in alto, verso quel serpentone che scorre verso la cima.

Poi arrivano gli applausi, gli escursionisti appollaiati in cima ti incitano e sorridono del tuo volto crepato dallo sforzo. Ci siamo, è questo il punto più alto della corsa. Arriviamo in 2 ore e 40 minuti.

Abbiamo percorso poco più di 13km: altri 10 km di fatica. Ma che fatica! Il tempo di un bicchiere di sali minerali ed ecco duecento metri di salto in giù che esaltano la mente e fiaccano i quadricipiti, e già c’è chi si ferma per i crampi. Speri che le salite siano finite…ma neanche per sogno. Si risale verso la Forcella Col Negro ( 2203 m .s.l.m.). Lì ad attendere i runner San Pietro in carne ed ossa, tunica bianca, con barba e aureola che ci incita a braccia aperte. Roba da non credere. Per la prima volta non vedo Lino, che a fatica, molta fatica, questa volta mi è dietro di una cinquantina di metri. Mi fermo, lo chiamo, lo incoraggio, urlo. Lo aspetto per la foto.

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Gli organizzatori presenti alla forcella ci rassicurano che dopo il Lago Coldai è tutta discesa, dimenticando però che dopo il lago ci aspetta un’altra forcella, proprio la Forcella Coldai ( 2191 m .s.l.m.), che raggiungiamo in 3 ore e 43 attraverso un sentiero fatto di pietrisco e rocce. I piedi e le caviglie di certo non possono restare tranquilli. Abbiamo percorso poco più di 17km. Mancano solamente poco più di 6km e sai che è tutta discesa quella che ti aspetta. Si….ma che discesa! Le gambe stanche non ti concedono distrazioni: farsi male è un attimo e buttare una gara che oramai volge alla fine è davvero uno scherzo.

Proseguiamo verso l’ultimo ristoro al Rifugio Coldai ( 2132 m .s.l.m.). Ultimo rifornimento e poi via verso  i piani di Pezzè, dove la forza di gravità per una volta è amica e dove i top runner sono già passati almeno due ore prima di te. Gli ultimi 500 metri sono una discesa verde e prima degli archi che segnano l’arrivo scorgiamo le nostre famiglie festanti che ci stanno aspettando per tagliare il traguardo insieme.

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Indossano tutti, come noi del resto, la maglia della Puzzle. Un colpo d’occhio ed una gioia che ti toglie il fiato. Il tempo di un bacio alle mogli e prendiamo i nostri figli per mano e poi giù fino all’arrivo.

 

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Che spettacolo! Sensazioni uniche, irripetibili. Il cuore ha le vertigini. Giù, al traguardo, c’è una folla in festa.

Questa volta è davvero finita. 23,5km e 1950 D+

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Abbraccio Lino. Basta. Ora voglio una birra.

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